Reti per l’incontinenza, verso la nascita di un sistema regionale: ecco come dovranno funzionare

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Il 24 gennaio 2018 si è tenuta la Conferenza Stato-Regioni durante la quale il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno discusso riguardo ai problemi legati all’incontinenza urinaria e fecale nel nostro Paese, segnando un passaggio molto importante per tutti coloro che si trovano a dover fare i conti con questa patologia.

Durante la conferenza si è parlato del percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) per gli incontinenti e le loro famiglie, con l’obiettivo di garantire su tutto il territorio nazionale un accesso uniforme alle cure e di delineare gli interventi più appropriati da mettere in atto durante le varie fasi della malattia.

Il 24 gennaio 2018 si è tenuta la Conferenza Stato-Regioni durante la quale il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno discusso riguardo ai problemi legati all’incontinenza urinaria e fecale nel nostro Paese, segnando un passaggio molto importante per tutti coloro che si trovano a dover fare i conti con questa patologia.

Durante la conferenza si è parlato del percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) per gli incontinenti e le loro famiglie, con l’obiettivo di garantire su tutto il territorio nazionale un accesso uniforme alle cure e di delineare gli interventi più appropriati da mettere in atto durante le varie fasi della malattia.

Fino ad ora in Italia la situazione era disomogenea: da una parte c’erano regioni con reti e servizi già strutturati (come il Piemonte) mentre in molte altre zone non vi era ancora un modello preciso o adeguato alle esigenze della popolazione.

Per questo motivo uno degli obiettivi della Conferenza Stato-Regioni era anche quello di valutare il sistema di fornitura dei dispositivi e dei presidi medico-chirurgici destinati all’incontinenza, così come l’utilizzo dei farmaci impiegati nel trattamento di questa patologia, in modo da renderlo più omogeneo ed efficiente, ed evitare dei costi extra.

L’accordo sottoscritto il 24 gennaio 2018 è il frutto dell’attività portata avanti dal tavolo istituito dal Ministero della Salute con il decreto del 2 ottobre 2015 per discutere dei problemi dell’incontinenza urinaria e di quella fecale.

Queste condizioni possono avere un impatto notevole sulla qualità della vita, come abbiamo già visto.

A soffrirne nel nostro Paese è un numero sempre crescente di persone: i dati dicono che 5 milioni di italiani soffrono di incontinenza urinaria (anche se le stime ipotizzano un numero anche doppio), mentre a dover fare i conti con l’incontinenza fecale sono circa 2 milioni.

Il documento che è emerso dalla Conferenza Stato-Regioni dedicata al tema indica sei diverse priorità:

  1. la costituzione di una rete di centri per la prevenzione, la diagnosi e la cura in ogni Regione
  2. l’attivazione di PDTA
  3. un ripensamento rispetto al tema dell’erogazione dei farmaci per l’incontinenza, sulla base dei modelli applicati negli altri Paesi europei e sulla scorta delle recenti evidenze medico-scientifiche
  4. l’indicazione di linee di indirizzo comuni a tutti per l’utilizzazo dei dispositivi medici anti-incontinenza
  5. l’ottimizzazione della fornitura degli ausili monouso per l’incontinenza, quindi pannoloni, cateteri, traverse, etc.
  6. il rafforzamento delle campagne di comunicazione dedicate al tema, a cominciare dalla giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell’incontinenza del 28 giugno.

Per offrire a chi soffre di incontinenza una rete di supporto e di cura adeguata, la Conferenza Stato-Regioni ha convenuto che in ogni regione debba nascere una rete basata su centri di primo, di secondo e di terzo livello, sul modello di quella già esistente in Piemonte.

centri di primo livello sono degli ambulatori dedicati con specialisti nell’ambito dell’incontinenza che devono essere collocati sul territorio “in prossimità delle esigenze dei cittadini”.

Questi ambulatori devono prevedere la presenza di almeno una figura tra quelle dell’urologo, del ginecologo e del fisiatra, almeno un infermiere esperto in uroriabilitazione e almeno un fisioterapista specializzato nelle tecniche di riabilitazione pelvi-perineale.

Il centro di primo livello deve essere dotato delle attrezzature per l’esame clinico, urodinamico e per la riabilitazione. Se gli specialisti coinvolti riscontrano un grado di complessità della situazione più elevato, sono chiamati a indirizzare la persona verso un centro di secondo livello.

Questo è un centro mono-specialistico che può essere urologico, ginecologico o riabilitativo.

Ciascuno di questi deve avere la disponibilità di almeno due posti letto e deve dimostrare di svolgere un’attività chirurgica continuativa per l’incontinenza e di saper affrontare situazioni maggiormente complesse.

Per le situazioni più problematiche, infine, ogni Regione dovrà dotarsi di centri di terzo livello, meno numerosi rispetto agli altri ma molto più specializzati.

Si tratterà infatti di centri di neurourologia chiamati ad affrontare la situazione con un approccio multidisciplinare integrato. Questi centri dovranno avere almeno 8 posti letto dedicati, e a loro spetterà anche il ruolo di organizzazione della rete regionale e di monitoraggio delle attività e dei dati provenienti dai centri di primo e di secondo livello.

Per le persone che accederanno alla rete, i vantaggi di questo genere di impostazione dovrebbero essere molteplici.

Anzitutto, una razionalizzazione organizzativa dovrebbe consentire di abbattere i costi pur mantenendo elevati gli standard di cura.

In secondo luogo, tutti i professionisti del settore medico sapranno dove indirizzare gli utenti a seconda del livello di gravità della loro situazione.

Un altro aspetto importante risiederà nel fatto che per ogni persona ci sarà un’unica cartella clinica che sarà condivisa tra i centri della rete, in modo che la terapia possa proseguire indipendentemente dalla struttura in cui è stata impostata e dalla presenza o meno del medico che l’ha proposta.

A questo punto non resta che aspettare che l’accordo sottoscritto dalla Conferenza Stato-Regioni diventi pienamente operativo: al momento non ci sono date certe perché questo accada, ma cercheremo di scoprirlo e di tenervi aggiornati in caso di novità.

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